L’ufficio di presidenza della Commissione Giustizia della Camera ha fissato il termine per la presentazione dei subemendamenti alle proposte del Governo alle ore 18 della giornata di mercoledì 9 marzo. Il maxiemendamento Cartabia era stato depositato in commissione scorso venerdì e nei giorni scorsi si è tenuto anche un breve ciclo di audizioni.

Bisogna accelerare, la riforma dovrebbe essere approvata dall’Aula entro il mese di marzo. Tra luglio e settembre ci sarà infatti il rinnovo del CSM e quindi occorre dare il giusto tempo al fine di organizzarsi internamente, anche alla luce di una probabilissima nuova legge elettorale.

LA PROPOSTA GOVERNATIVA FORNISCE IDONEA SOLUZIONE ALLE GRAVISSIME PROBLEMATICHE DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO?

Autorevoli avvocati e magistrati a confronto:

1. Dott. Ettore Picardi - Procuratore della Repubblica di Teramo (min. 5:10)
2. Avv. Ubaldo Macrì - Delegato UCPI (min. 14:12)
3. Avv. Alessandro Vaccaro - Tesoriere OCF (min. 25,05)
4. Dott. Vittorio Raeli - Proc. Reg. Corte dei conti Basilicata (min. 35:20)
5. Dott. Andrea Reale - Magistrato a Ragusa (min. 45:40)
6. Dott. Luca Marini - Presidente GIP Venezia (min. 59:07)
7. Avv. Antonio Galletti - Presidente COA Roma (min. 1:10:00)

Tavola rotonda organizzata e moderata:

1. Avv. Margherita Kòsa (Milano)
2. Lucio Chimento (Cosenza)
3. Cristina Perozzi (Roma)

  • Min. 5:10: Dott. Ettore Picardi (Procuratore Capo di Teramo, magistrato di grande esperienza, ha sostenuto l’accusa nel processo di appello sulla cd. “Sanitopoli” abruzzese, che il 14 luglio 2008 travolse la Giunta regionale e che portò all’arresto dell’allora governatore ed assessori, consiglieri regionali e manager, è stato anche il Pubblico ministero che ha condotto nel 2011 l’inchiesta sull’omicidio di Melania Rea, per il quale il marito Salvatore Parolisi sta scontando una condanna a 20 anni di reclusione, apprezzatissimo scrittore, fra le sue opere letterarie ricordiamo “Da una casa che non so dov'è” e “Le predilezioni del Pomeriggio”), sulla recente proposta governativa:

“Il sorteggio sarebbe una dichiarazione di sconfitta e vorrebbe dire che i magistrati non sono né ora e non sarebbero mai in grado di gestirsi in modo responsabile”.

“L'avvocatura e la magistratura devono veramente cercare il più possibile di fare fronte comune. Un sistema giudiziario che funziona, ovviamente, non può che vederci dalla stessa parte”.

“Se non migliora la cultura media dell'italiano e dell'italiano responsabile, come dovrebbe essere un magistrato, non ne verremo fuori mai”.

“Le funzioni del CSM, lungi dall'essere soltanto un fatto interno, perché le nomine corrette dei magistrati ha una rilevanza all'esterno fondamentale”.

(Dott. Ettore Picardi – Proc. Capo di Teramo)

“Che cosa io penso sia successo in questi anni?

È evidente in questi anni, una situazione già negativa difficile di gestione della ANM da una parte e del CSM dall'altra, profilo sindacale privatistico e profilo istituzionale è andata peggiorando fino a raggiungere delle situazioni veramente molto negative. Lo sappiamo tutti è inutile che ci soffermiamo non credo ci siano su questo particolari dubbi è sotto gli occhi di tutti quello che accade.

La mia personale opinione è che al di là di ogni possibile riforma, bisogna superare delle difficoltà tipicamente italiane istituzionali che sono una certa idiosincrasia per l'organizzazione, per la capacità di fare analisi costi - benefici di qualunque riforma che deve essere non solo ovviamente supportata da risorse, ma deve essere comunque una riforma coerente con tutto quello che il suo progetto. Sappiamo perfettamente che il Codice di procedura penale, che chiamiamo nuovo, se non è riuscito non è perché la sua logica di fondo fosse sbagliata, ma perché non è stato previsto tutta quella serie di infrastrutture, di movimenti, di previsioni che lo rendeva possibile nel suo alto principio ispiratore.

E la seconda cosa, più strettamente interna alla funzione giudiziaria, che secondo me l'avvocatura e la magistratura debbono veramente cercare il più possibile di fare fronte comune. Perché noi possiamo essere contrastanti sui singoli processi, sulle singole posizioni, ma un sistema giudiziario che funziona, quello penale, ma non solo, anche quello civile, ovviamente non può che vederci dalla stessa parte.

Le funzioni del consiglio superiore della magistratura lungi dall'essere soltanto un fatto interno all'ordinamento giudiziario, l'ordinamento dei magistrati, sono qualcosa che riguarda tutti, perché le nomine corrette dei magistrati la loro giusta ed equilibrata osservazione, come si comportano e tutte quelle vicende che il consiglio superiore gestisce, io credo che abbiano una rilevanza all'esterno fondamentale. Perché si sono aggravate le cose? Si sono aggravate perché la riforma del 2006 è stata poco coerente, poco completa, hanno voluto parametrare in vario modo le capacità dei giudici che aspiravano a essere direttivi, ma non lo hanno fatto in una maniera esauriente e concreta.

Sono stati indicati una serie di possibili titoli e questo per evitare che ci fosse solo un giudizio per anzianità, però non è stato dato il peso specifico a tutti questi numerosi possibili parametri referenti del giudizio e quindi si è prestato il campo a qualunque arbitrio a qualunque decisione, perché più cose si mettono sul piatto della bilancia, più c'è la possibilità, evidentemente, di una manovra, più potere si è dato a chi doveva decidere e ancor più a monte, a chi doveva essere poi incaricato di queste decisioni nella fase di elettorale. L'attuale sistema elettorale del consiglio superiore magistratura è stato ovviamente talmente fallimentare che ha portato, per esempio all'ultima elezione, solo quattro candidati per i posti di pubblico ministero sui quattro posti in palio e quindi le c'è stato un previo accordo delle correnti, che si voleva elidere dalla contesa; invece, hanno ricevuto da questo sistema ancor più rilevanza e potere.

Io non credo che esista solo un sistema possibile per migliorare le cose e ci deve essere sotto una cultura istituzionale, ce lo diciamo sempre, può sembrare una vuota formula, però se non migliora la cultura media dell'italiano e dell'italiano responsabile come dovrebbe essere un magistrato, non ne verremo fuori mai. Quindi questi sono tutti concetti fin troppo ovvie che comunque restano, come quello della collaborazione con la magistratura e avvocatura, fondamentali.

Io credo che esistano tante possibili strade, io arrivo addirittura a pensare che potremmo anche dare al CSM il potere arbitrario di nominare, come fa il Presidente del consiglio propri ministri, però poi dopo ne risponde direttamente delle scelte che fa. Oppure possiamo ritornare all'anzianità, con qualche temperamento e un altro sistema purché sia coerente, possiamo fare eleggere i direttivi al corpo dei magistrati del singolo ufficio è un altro sistema, possiamo prevedere l'attuale sistema dando valore certo e sicuro a tutti i referenti è un altro sistema, purché tutti, qualunque scelta si faccia - che deve fare la politica - sia una scelta seria.

Sappiamo che c'è un forte movimento di magistrati che è propenso addirittura al sorteggio, dico addirittura perché io ritengo che nel breve periodo sicuramente sarebbe dirompente e utile, però è una dichiarazione di sconfitta, vuol dire che questa nazione attraverso un corpo che dovrebbe essere particolarmente affidabile, come magistrati, direbbe o lo direbbe il potere legislativo, qualora ci fosse questa riforma, i magistrati non saranno né ora né mai in grado di gestirsi in modo responsabile. La storia dice purtroppo, recente e anche meno recente questo, io spero che non si debba arrivare a questa extrema ratio per arrivare alla soluzione.

Risposta alla domanda, se questa riforma è idonea… A me sinceramente, pur non avendo approfondito perché è complicato tutto il meccanismo, perché ci sono quote, contro quote, proporzionali, maggioritari e quindi, francamente leggerla sulla carta, prima che venga attuato, a me ha creato una certa difficoltà proprio digestiva, ma non mi sembra questo un sistema particolarmente convincente, poi magari mi sbaglierò.

Credo che se vogliamo spezzare la grave malattia del correntismo ci vuole qualcosa sicuramente di più e spero che con l'avvocatura e col potere legislativo riusciamo a trovare anche delle intese, perché questo non sia un fatto domestico di cui magistrati si sentano gli unici portatori.

Io personalmente solo di recente ho fatto parte di una corrente, perché mi sembrava un esperimento interessante, ma sono rimasto, come tenevo abbastanza molto deluso, perché poi insomma sono accadute delle cose che non mi riguardano personalmente, ma insomma sono state una ulteriore pagina triste, diciamo così”.

  • Min. 35:20: Dott. Vittorio Raeli (Magistrato della Corte dei Conti dal 1993, nel 2019 è stato promosso Presidente di Sezione, attualmente ricopre la funzione di Procuratore Regionale della Basilicata. Ex componente del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, organo di autogoverno della magistratura contabile), sulla magistratura contabile:

"Le criticità che hanno riguardato il CSM riguardano anche il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, sia pure in misura molto più ridotta ovviamente. Tenete presente che l'organico della magistratura contabile è intorno alle 630 unità; quindi, capirete è un organico molto più ridotto, ma i problemi sono sempre gli stessi".

"A mio avviso invece i problemi della magistratura, quantomeno della lottizzazione correntizia, delle nomine ai posti direttivi e semi direttivi nascono proprio con l'abbandono del criterio dell'anzianità. Il criterio dell'anzianità andava mantenuto, sia pure temperato, perché anche l'applicazione pura del criterio dell'anzianità non aveva dato buoni risultati nel passato".

"Si devono valorizzare di più le capacità organizzative dei dirigenti degli uffici".

(Dott. Vittorio Raeli - Procuratore Regionale della Basilicata - Corte dei Conti).

“Quale è la situazione in definitiva della magistratura contabile, che possa assomigliare o meno sotto il profilo delle criticità, alla magistratura ordinaria?

Io ho fatto, come è stato detto da chi mi ha presentato, un'esperienza nell'organo di autogoverno negli anni 90. Bene, le logiche degli organi di autogoverno che io poi ho studiato perché mi interessa la materia dell'ordinamento giudiziario, perché lo considero il fattore strutturale dell'esercizio dell'attività giudiziaria, naturalmente non tutto, come dirò nel tempo che mi è stato assegnato si risolve in una riforma dell'ordinamento giudiziario. Perché, secondo me, c'è un problema di cultura della giurisdizione e vi dirò anche come la vedo io, appunto questa cultura della giurisdizione, che dovrebbe unire avvocatura e magistratura.

Per ritornare appunto alla a quello che stavo dicendo prima, diciamo che le criticità che hanno riguardato il Consiglio superiore della magistratura riguardano anche il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, sia pure in misura molto più ridotta ovviamente. Tenete presente che l'organico della magistratura contabile è intorno alle 630 unità; quindi, capirete è un organico molto più ridotto, ma i problemi sono sempre gli stessi.

I problemi della gestione del personale di magistratura si sentono soprattutto quando si salgono i livelli possiamo dire della carriera magistratuale. Perché, per quanto concerne i posti di funzione, parlo di naturalmente di magistrati che già entrano con uno sviluppo di carriera più avanti dei magistrati ordinari, diciamo che la situazione tutto sommato anche se c'è un peso notevole della valutazione discrezionale, diciamo che non crea particolari problemi.

I problemi si sentono, come per la magistratura ordinaria in misura molto più incisiva, allorquando parliamo di nomine incarichi direttivi o semi direttivi. Ora in tenete presente che un po’ per un aumento del numero dei posti di presidenti di sezione da noi gli incarichi oramai sono solo direttivi. Faccio un esempio concreto io sono procuratore della Corte dei conti, ma ho la qualifica di presidente di sezione è quasi un’antinomia per un magistrato ordinario. Perché ho una qualifica presidenziale, ma svolgo funzioni requirenti. Questo poi è il frutto di un aumento di posti di presidente di sezione, mentre il procuratore della Corte dei conti poteva essere, anzi era normalmente un consigliere della Corte dei conti. Vabbè grado più o meno equiparato a quello di Cassazione. Quindi era possibile considerarlo un incarico semi direttivo, ora non lo è. Quindi noi praticamente siamo balzati tutti ad incarichi direttivi, incarichi semi direttivi, possiamo dire, non esistono più. Ve ne sono forse, se sono inquadrabile così nell'ambito delle sezioni di controllo, quelle regionali.

Ora, il problema è sempre quello della valutazione discrezionale, perché già il CSM, ma la Corte dei conti lo aveva fatto più o meno nello stesso periodo di tempo ha rinunciato a far prevalere la anzianità. E nell'intervento del collega Picardi all'inizio si è fatto un ventaglio di opzioni, cioè purché il legislatore lo scelga e sta bene in definitiva un sistema anziché un altro.

A mio avviso invece i problemi della magistratura, quantomeno della lottizzazione correntizia, delle nomine ai posti direttivi e semi direttivi nascono proprio con l'abbandono del criterio dell'anzianità. Il criterio dell'anzianità andava mantenuto, sia pure temperato, perché anche l'applicazione pura del criterio dell'anzianità non aveva dato buoni risultati nel passato.

Doveva essere temperato con la discrezionalità che doveva, non essere dettagliata nella maniera che è stata fatta dal Consiglio superiore magistratura con quel testo unico sulle dirigenze, ma doveva essere a maglie ampie, ma si doveva valere valorizzare le capacità organizzative dei dirigenti degli uffici.

Nel mio piccolo, quando ho assunto le funzioni di procuratore ho cercato di riorganizzare l'ufficio, di snellire certi processi che appesantivano; quindi, credono di aver fatto un buon lavoro dopo una dopo due anni, perché c'è stata la pandemia di mezzo che ha rallentato di molto, ma guardare che essere un buon dirigente appunto non significa essere soltanto preparati.

Il concorso è già una garanzia di per sé sulla preparazione, significa attivare delle misure che rendano più tempestiva, più rapida la risposta dell'ufficio giudiziario alle esigenze che provengono dalla società.

Dico un'ultima cosa a questo punto su come uscire da una situazione che è un vero e proprio impasse istituzionale, anche se devo ricordare che il la il pacchetto di emendamenti del ministro Cartabia sicuramente sarà falcidiato durante l'iter parlamentare. Credo che tutti ricordiamo le dichiarazioni di Draghi all'uscita del Consiglio dei ministri, in definitiva si è trovato un accordo di massima che inevitabilmente sarà stravolto. Queste sono le previsioni. Ora che cosa avverrà non è dato sapere. Io però dei di questi emendamenti vorrei almeno salvarne uno: quello sull'accesso alla magistratura ordinaria, perché ovviamente si parla di ordinamento giudiziario della magistratura ordinaria, tranne che per il fuori ruolo per incompatibilità che riguarda anche i magistrati amministrativi e contabili.

Ora l'accesso alla magistratura si ritorna al vecchio sistema in definitiva al sistema dell'accesso dopo la laurea. A questo perché si è arrivati? Non credo sia stato frutto di un colpo di mano. Perché purtroppo le scuole di specializzazione per le professioni legali non hanno funzionato. È bene dirlo. E guardate io sono docente da diversi anni, ne ho fatte diverse di scuole: Catanzaro, Lecce, Bari. Attualmente dove un incarico che devo ancora svolgere. C'è qualche cosa che non va nella scelta del corpo docente che si riflette inevitabilmente sul tipo di preparazione che viene erogato a chi frequenta questa scuola.

Quindi è evidente che si è trattato di un fallimento e se si sceglie di ritornare al vecchio sistema probabilmente perché il sistema delle SSPL non ha funzionato. Io credo che ancora adesso il sistema di accesso a con la laurea sia un ottimo sistema, credo che l'esperienza passata della laurea, per intenderci, no non abbia comportato eccessivi problemi per la formazione di un magistrato. Io preferisco onestamente questo sistema, perché ricordo che quando ho fatto io il concorso di accesso alla magistratura militare, sono un ex magistrato militare, non c'era bisogno di frequentare un corso e l'esperienza uno se la faceva sul campo, con l’uditorato e soprattutto poi nell'ufficio di assegnazione.

Quindi io con queste brevi considerazioni concludo il mio intervento lasciando spazio agli altri, grazie”.


  • Min. 45:40: Dott. Andrea Reale (GIP al Tribunale di Ragusa, animatore del blog toghe.blogspot.com, uno spazio virtuale in cui i magistrati non appartenenti a nessuna corrente denunciano i mali del correntismo in magistratura, componente Gruppo ArticoloCentouno ANM, considerato, ormai da anni, il "grillo parlante" della magistratura), sul maxiemendamento Cartabia:

"Il componente magistratuale all'interno del Ministero della giustizia non può che comportare anche l'inquinamento di qualunque genere di tentativo legislativo riformatore della magistratura.”.

“Le principali battaglie a livello associativo sono: la lotta al cateterismo e alla paura del disciplinare. Per fare questo ci vuole un CSM del tutto sganciato dalle appartenenze, dal clientelismo, dalle lottizzazioni. ”.

“Il sistema maggioritario per il CSM consegnerà definitivamente e decreterà la morte di qualunque forma di vera e propria imparzialità del consiglio della magistratura”.

“L'avvocatura deve assolutamente entrare anche nel CSM ”.

(Dott. Andrea Reale)

“Intanto la ringrazio molto avvocato Kòsa ringrazio anche tutti gli avvocati della rete Professionisti del diritto, organizzatori dell'incontro, per avermi pensato e l'avvocato Kòsa, in particolare, per questa presentazione perché il “Grillo parlante” mi piace molto e purtroppo ormai questo è un ruolo che mi sono meritato ampiamente, spero di non fare la stessa fine del Grillo parlante nella favola. Ho tanti avvocati, anche amici, grazie a Dio, anche mia moglie avvocato, mio padre era avvocato e quindi insomma credo di avere una buona tradizione di famiglia.

A parte gli scherzi e cercando di tenere invece il mio intervento nei limiti anche degli altri interventori e rispondo alle sue domande retoriche, che io definisco retoriche ovviamente in senso assolutamente affermativo: il consiglio superiore della magistratura resterà più che mai nelle mani delle correnti. Se c'era un'emergenza e se c'è un'emergenza democratica nelle istituzioni e nell'istituzione consigliare come c'è purtroppo. Da parte della cittadinanza ormai è abbastanza chiaro ma è soprattutto chiaro all'interno della magistratura sia associata che sia di quella istituzionale che il problema è enorme.

E se appunto l'altra domanda a cui ha risposto da subito anche l'avvocato Macrì e del tipo di intervento che si è messo in campo se corrisponde a una messa in scena o un punto di partenza, purtroppo anche qui, ma veramente con grande rammarico e certa parte della magistratura, soprattutto quella che ho l'onore anch'io di rappresentare all'interno del Comitato direttivo centrale, ovviamente e non può che rispondere con la prima indicazione, sembra una messa in scena! E lo vengo a motivare ovviamente il mio convincimento, come faccio sempre per tutto quello che è la vita associativa, come l’attività di magistrato nel mio ufficio.

L’obbiettivo e la finalità principale che doveva essere perseguita da questo disegno di legge della riforma Bonafede, dopo gli scandali che hanno coinvolto la magistratura istituzionale, ma ovviamente anche quella associata, era proprio quello di una forte e lotta al fenomeno patologico e distorsivo, leggo proprio le testuali parole della relazione del disegno di legge Bonafede, e del correntismo della magistratura, allo scopo di riportare l'organo di governo autonomo della magistratura alle sue funzioni costituzionali e di spezzare il legame con le realtà associative che lo hanno piegato a interessi di parte.

Ecco, questo doveva essere il punto di partenza fondamentale, separare totalmente l'associazionismo da quello che è il consiglio superiore della magistratura e l'attività del consiglio superiore della magistratura. Il forte collateralismo politico delle correnti con certi partiti purtroppo e anche la presenza purtroppo fortissima - hanno fatto bene a evidenziarlo gli avvocati Macrì, ma anche l'avvocato Vaccaro - della componente magistratuale all'interno del Ministero della giustizia non può che comportare anche l'inquinamento di qualunque genere di tentativo legislativo riformatore della magistratura.

La principale esigenza nostra e quella di ripristinare l'indipendenza interna che è fortemente a repentaglio, è stata messa fortemente a repentaglio, più di quella esterna, proprio da quelle ansie sia di carriera e sia dalla paura del disciplinare, sono questi i nostri due enormi e rischi e le nostre due principali battaglie a livello associativo, dovrebbe essere questo: la lotta al cateterismo e la lotta anche alla paura del disciplinare. Per fare questo ci vuole un consiglio superiore della magistratura del tutto sganciato dalle appartenenze, dal clientelismo, dalle lottizzazioni. Questo è la principale obiettivo!

Riesce a ottenerlo il disegno di legge? Può una legge elettorale del consiglio superiore cercare di modificare questo stato di cose? Noi pensiamo di si, lo dico al l'ottimo dottore Picardi, al collega Ettore Picardi, anche perché giustamente ho visto anche le sue parole che sono anche in senso positivo e ottimistico per quanto riguarda il breve periodo per quanto riguarda il sorteggio, ma assicuro io che se il sorteggio, soprattutto se temperato, cioè se seguito da elezioni è l'unico rimedio, allo stato, praticabile per poter cercare di ripristinare e quella che è la funzione principale del consiglio superiore della magistratura, la funzione di garanzia e di imparzialità, per tutte le toghe e per tutti i magistrati italiani.

Perché dico questo? L'attuale disegno di legge - io ho letto invece, sia per la funzione all'interno del Comitato neutrale e sia perché mi sono appassionato in questi anni anche alla legge elettorale - ho letto le due bozze, sia quelle del disegno di legge Buonafede, sia adesso il maxiemendamento del governo Draghi o del ministro Cartabia. Effettivamente questo secondo disegno e il sistema maggioritario binomiale comporterà (lo dico anche per gli avvocati, forse l'avvocato Vaccaro che aveva detto che non aveva avuto ancora tempo di approfondire questo profilo) comporterà l'appalto o com'è meglio ancora, la consegna, l'abbandono del consiglio superiore della magistratura alle due correnti più forti, si creerà un bipolarismo esagerato fra appunto quelle che sono le componenti che tradizionalmente più forti anche all'interno del consiglio.

Altro che debellare il correntismo! Qui si creerà una situazione di maggiore soggezione di tutti i magistrati a dei dictat, quelle che nella lottizzazione possono fare soltanto dei gruppi, invece che farne 4 – 5. E gli esiti del referendum associativo che purtroppo aveva dato un bellissimo risultato anche ai sostenitori del sorteggio perché circa il 40 più del 40% ha votato a favore anche del sorteggio, vanno a farsi benedire! Altro che essere valorizzati come ha detto il presidente dell'associazione in audizione alla commissione giustizia della Camera dei deputati, altro che essere stati valorizzati con un recupero proporzionale, qui non c'entra niente! Qui andava denunciato fortemente che l'attuazione e l'adozione del sistema maggioritario per il consiglio superiore della magistratura consegnerà definitivamente e decreterà, se mi si passa il termine, la morte di qualunque forma di vera e propria imparzialità del consiglio della magistratura.

Non solo, ma abbandonerà totalmente i magistrati del tutto fuori dalle logiche correntizie ad un destino che purtroppo non posso che definire e mi verrebbe da dire, purtroppo cieco e veramente quasi da Grillo parlante lo dico all'avvocato Kòsa che è quello ovviamente di impedire. E tra le righe e tra l'altro tra le pieghe del disegno di legge, vi devo dire, che abbiamo scoperto proprio oggi una norma che ha del clamoroso che invece va anche denunciato e approfitto in questa sede per denunciarlo. È stato rimodificato l'articolo 2 della legge sulle guarentigie, gli avvocati sapete benissimo che tra gli strumenti anche di intervento per il trasferimento dei vari magistrati, ovviamente solo per condotte incolpevoli, l'articolo 2 della legge guarentigie è il sistema che appunto garantiva questo metodo, diciamo questa funzione amministrativa anche da parte del consiglio superiore.

Oggi e dopo l'attivazione degli illeciti disciplinari si è riuscito perfettamente a separare questi due settori che sono fondamentali, la giurisdizionalizzazione del procedimento disciplinare tramite la tipicità degli illeciti per tutte le condotte ovviamente colpevoli e volontarie dei magistrati, che seguono il criterio e l'iter del procedimento disciplinare, da quello che invece è il trasferimento per incompatibilità ambientale, che appunto dopo il 2006 avveniva soltanto per condotte incolpevoli e cioè quando si creavano o situazioni di incompatibilità per i rapporti di coniugio piuttosto che quelle della legge dell'ordinamento giudiziario l'articolo 18 e 19 oppure nei casi in cui per condotte non imputabili al magistrato si potesse creare una situazione che ledesse la sua immagine di imparzialità e indipendenza all'interno del territorio.

Ebbene, con una norma che non si sa come si sia introdotta nel maxiemendamento, di nuovo si toglie quell'accezione della condotta incolpevole del magistrato e il consiglio superiore potrà trasferire tranquillamente un magistrato per condotte anche colpevoli, senza una specifica tipizzazione del comportamento, purché in qualche modo la sua attività e la sua imparzialità o la sua indipendenza possa essere lesa all'interno del foro di riferimento, con qualunque genere di condotte. È di una gravità inaudita e di fatto sostanzialmente viola il principio costituzionale dell’inamovibilità del magistrato. Ecco, quello che è successo alla collega Clementina Forleo potrebbe accadere a ciascuno di noi, essere trasferita per una intervista detta e fatta in un certo modo, di essere trasferito sui piedi per funzioni del tutto diverse.

Trovo degli spunti interessanti nel disegno di legge proprio a favore dell'avvocatura. Io ho un particolare rapporto e di grande amicizia, di grande stima nei confronti dell'avvocatura, sia quella locale, ma in generale anche di quella associativa e ho dei legami anche familiari e ritengono che l'avvocatura debba assolutamente entrare anche dentro il consiglio superiore della magistratura. Trovo e sono assolutamente favorevole, per esempio, sia per quanto riguarda la segreteria e l'ufficio studi e del CSM. Questo lo porta il maxiemendamento. Sono assolutamente favorevole a una presenza massiccia dell'avvocatura l'interno del Ministero della giustizia. La lottizzazione che ne hanno fatto le correnti all'interno del Ministero della giustizia è indegna, indecorosa e ai magistrati che sono fuori dalle correnti non ha mai aiutato.

Le correnti aiutano le correnti o aiutano i partiti politici che stanno in questo momento al governo, un governo che deve in qualche modo assecondare altro genere di esigenze e che deve rispondere all'esigenza di spendere del denaro con il PNRR, ottenere questi fondi. Purtroppo, sta seguendo delle logiche del tutto diverse. Lo ha detto benissimo l'avvocato Macrì e io lo confermo e lo ratifico quello che lui ha detto, perché mi pare assolutamente condivisibile. Questo non può essere accettato e quindi maggiore intervento all’avvocatura.

Ho dei dubbi e delle perplessità e qui chiudo con l'unica cosa e qui ovviamente può nascere una dialettica per quanto riguarda la presenza dell'avvocato e del giudizio dell'avvocatura nel consiglio giudiziario ai fini della valutazione professionalità, ah ecco sulle valutazioni professionali è pure importante. Non perché non ritenga necessario il parere dell'avvocatura dentro il consiglio giudiziario, ma perché all'interno di alcune realtà, purtroppo l'incidenza e il giudizio dell'avvocatura può effettivamente essere particolarmente forte, può interferire con quelli quell'indipendenza esterna che secondo me va garantita e anche all'avvocatura fa solo bene.

L’ultima annotazione giusto perché mi pare giusto sul fatto delle pagelle sempre l'avvocato Macrì dalle Camere Penali parlava della meritocrazia. Avvocato Macrì, ma le pagelle in questo stato di cose e con un consiglio superiore delle correnti che non è il consiglio superiore di tutti i magistrati italiani, a garanzia dei magistrati italiani è purtroppo un boomerang pericolosissimo. Non ci sarà mai la meritocrazia, purtroppo dentro la magistratura lo dobbiamo dire la meritocrazia e sarà un sogno, un'utopia, fin quando quelle pagelle verranno assegnate da parte di dirigenti o dal consiglio giudiziario o da istituzioni locali dove ci sia una appartenenza correntizia, dove l'appartenenza correntizia sia la principale fonte e diciamo criterio di attribuzione di un giudizio al magistrato questo è l'ultima cosa è che volevo dire.

Ovviamente so di essere una voce particolarmente critica e particolarmente detestata all'interno della magistratura, ma ecco l'avvocatura mi dà molta più forza e sostiene secondo me e fa bene e dovrebbe farlo, dovrebbe starci più vicino, accanto a questi magistrati “cani sciolti”, come ci definiamo “Grilli parlanti” che siano e avremmo bisogno davvero di un vostro sostegno più forte”.

  • Min. 14:10: Avv. Ubaldo Macrì (componente e delegato di Giunta e Osservatorio sull’ordinamento giudiziario della Unione Camere Penali Italiane, avvocato penalista di Lecce), sul maxiemendamento Cartabia:

"Per le posizioni apicali bisogna ritornare al concorso, perché è corretto che si ritorni proprio alla meritocrazia".

“Oggi la valutazione professionale dei magistrati è quasi automatica".

“Se si vuole la separazione dei poteri come è giusto che sia, allora perché i magistrati devono andare nel legislativo, nel potere esecutivo? ”.

“L'unica nota positiva dell'emendamento è che si disincentiva il magistrato a chiedere di andare fuori ruolo”.

(Avv. Ubaldo Macrì)

“Vi ringrazio per l'invito, anche a nome del presidente Caiazza e della Giunta. È un argomento interessantissimo, attualissimo, ancora si discute in Commissione giustizia alla Camera quindi più attuale di così penso che non ci sia altro argomento. Il sottotitolo è molto importante che avete inserito, se è una messa in scena, una doppia domanda ed io devo subito dare la risposta in modo che chiariamo subito la posizione. Non perché ci piace essere contrastare qualsiasi ipotesi di riforma. Tra le due domande, purtroppo devo dire, che secondo noi è una messa in scena e dirò brevemente perché, visto i tempi che abbiamo, non posso approfondire i motivi, però cercherò di così con dei flash evidenziare perché noi riteniamo che non sia purtroppo un buon punto di partenza, ma solamente e veramente, come avete detto voi, una messa in scena, che è stata ripresa dopo un anno e mezzo. Questo è un disegno di legge che ha firma di Conte e ministro Bonafede è che dopo un anno e mezzo viene rispolverata perché l'Europa ci chiedeva qualcosa e quindi dovevamo per forza fare qualcosa per dire che meritiamo i denari che ci stanno per inviare.

Ecco perché io dico che è una messa in scena, perché poi nel nell'andare a valutare il provvedimento con tutte le modifiche, con tutti gli emendamenti che la ministra Cartabia e la Commissione hanno cercato di fare, che stanno cercando di fare, di apportare a quel provvedimento originario, io ritengo che purtroppo - quando un provvedimento non è strutturato in un certo modo - anche la bravura della nostra Ministra non ce la farà a modificare nella sua sostanza, nei suoi effetti voluti.

Non lo so se gli effetti voluti sono quelli che noi speriamo, ma mi sembra proprio che (al di là di piccole pillole che potrebbero essere un qualcosa di dolce, di accettabile) l'impostazione del disegno di legge e di tutta la struttura, sommessamente, non possono portare al risultato sperato.

Il risultato sperato è quello dell'accelerazione del procedimento, quella di una situazione della magistratura diversa, ma io ritengo che, partendo per entrare nel merito, ripeto di 2 - 3 punti che toccherò e velocemente, mi ha colpito un articolo di oggi passo sul Dubbio che ha riportato un intervento del presidente dell'Associazione nazionale magistrati e il titolo è “Pagelle alle toghe? No grazie, mettono ansia competitiva!” Beh no, allora signori è proprio questo il problema! Quale ansia competitiva? Esattamente proprio questo è il problema ed è quello che noi come Unione Camere Penali stiamo cercando di fare, cioè meritocrazia, perché noi vogliamo magistrato bravo! È chiaro che quando gli studiamo non pensiamo mai alla maggior parte dei magistrati, sono tutte persone squisite, che studiano e che lavorano tanto. Ma non si comprende poi perché è un rappresentante di ANM mi va in Commissione giustizia alla Camera e dice: “No grazie, ansia competitiva!”.

Ma se andate a vedere quel disegno, non c'è proprio niente da competere, perché l'unica cosa che può giustificare la competizione è quello che noi stiamo cercando di fare, ovviamente non sarà accettato, è quella di ritornare a concorso nel momento in cui io devo dare delle posizioni apicali nella struttura gerarchica della giurisdizione.

Bisogna ritornare al concorso, perché è corretto che si ritorni proprio alla meritocrazia, ci deve essere merito, cioè quei magistrati che si aggiornano che studiano che sono tanti, sono loro che devono andare a partecipare ai singoli incarichi direttivi di rilevanza. Che cosa hanno fatto adesso per migliorare? Oltre a questo discorso sulla valutazione professionale che oggi voi sapete è quasi automatica, cioè ogni quattro anni vanno in valutazione e la valutazione è positiva al 99%. Qualcosa non funziona! Perché non è possibile neppure nell'avvocatura che se vanno a fare concorso 100 avvocati, 99 siano idonei e se non è possibile che lo siano gli avvocati credo che anche per i magistrati qualcosa non funzioni e quindi questo meccanismo secondo me non serve a fare una valutazione di professionalità dei magistrati. Allora noi diciamo, dobbiamo inserire dei meccanismi per dare una vera valutazione di professionalità e quindi il nostro è esattamente l'opposto dell'orientamento del presidente dell’ANM.

Altra cosa molto importante è la posizione sui fuori ruolo. Signori come si può giustificare che ci sono 200 magistrati? Noi sappiamo che vi è carenza di magistrati, noi abbiamo 200 magistrati che stanno nei ministeri e nel Ministero della giustizia ce ne sono circa 100. Se andate a vedere io vi prego anche su Internet andata a vedere chi c'è come fuori ruolo al Ministero della giustizia.

Va bene, allora mi dovete spiegare perché ci devono essere magistrati distaccati fuori ruolo nell'ufficio legislativo? Allora se si vuole la separazione dei poteri, se si vuole, com'è giusto che sia e si censura la nostra proposta di separazione delle carriere, perché il PM non può diventare un pubblico ministero sottoposto all'esecutivo e allora non capisco perché poi i magistrati devono andare nel legislativo, nel potere esecutivo. Allora, a questo punto, il magistrato faccia il magistrato e io ritengo che i fuori ruolo possono giustificarsi solo quelli dell'ispettorato perché è giusto che gli ispettori che vanno a fare l'ispezione nei Tribunali, nella Corte d'appello siano dei magistrati, ma al di fuori dell'ispettorato io, noi riteniamo che quei fuori ruolo debbano andare via.

E quindi l'unica nota positiva è che nell’emendamento si prevede che il magistrato fuori ruolo non possa beneficiare di quel periodo che fuori ruolo ai fini della valutazione di professionalità, questa è l'unica cosa importante di questo disegno, perché in questo modo effettivamente si disincentiva il magistrato a chiedere di andare fuori ruolo perché in questo modo non avrebbe una valutazione di professionalità”.

  • Min. 59:07: Dott. Luca Marini (Presidente della Sezione GIP del Tribunale di Venezia, ha seguito in passato come presidente di collegio tutti i processi della tangentopoli veneta e come PM il controverso caso Ubabomber; è stato parte della Commissione per la riforma del Codice penale presieduta da Carlo Nordio tra il 2001 ed il 2006. Ha sottoscritto tutti i referendum attuali sulla giustizia), sulle proposte di riforma:

Valutazione di professionalità. La partecipazione diretta dell’avvocatura non ci preoccupa. Ci preoccupa di più la sperequazione tra il peso dei pubblici ministeri, rispetto al perso dei magistrati giudicanti, i pubblici ministeri che valutano professionalmente i giudici, sulla base del fatto che abbiano dato torto alla grande operazione del momento ed arresti a raffica”.

“Preoccupa la presenza incombente delle Direzioni distrettuali antimafia ovunque, anche in Regioni in cui la presenza della criminalità ha delle peculiarità del tutto differenti, rispetto a quelle storiche di partenza e che (ndr. i pubblici ministeri) costruiscono carriere più sugli esiti delle misure cautelari di un'indagine e non sul giudizio successivo del primo, del secondo grado e della Corte Suprema”.

“Il sorteggio non cambiera le cose. Il sorteggio temperato, come si vuole, porterà, a caso, una serie di magistrati a far parte del Consiglio superiore. Questi magistrati apparterranno a qualche corrente e chi non appartiene a qualche corrente a quel punto farà la corrente dei non appartenenti, poi il sistema riprende normalmente il suo gioco con l'ingiustizia che è stato frutto di un caso, di un mero sorteggio”.

(Dott. Luca Marini)


“Parto da un'osservazione intanto di apprezzamento al “Grillo parlante”, il mio collega simpatico che ho seguito da sempre nei suoi interventi, un pò fuori dal coro delle correnti, al quale sistema io francamente ho sempre appartenuto da quarant'anni a questa parte nella mia presenza in magistratura.

Dissento da lui, ma forse in maniera inaspettata, io non ho nulla in contrario alla partecipazione dell'Avvocatura ai Consigli giudiziari, anche alla partecipazione diretta alla valutazione della professionalità dei magistrati, non vedo perché ce ne dovremmo preoccupare, perché ciò di cui i magistrati si preoccupano di più nella valutazione dei Consigli giudiziari, francamente, sta nella sperequazione tra il peso dei pubblici ministeri, rispetto al peso dei magistrati giudicanti. Questo è vissuto con molta maggiore preoccupazione della presenza qualificata dei rappresentanti dell'Avvocatura nei Consigli rappresentanti che, in genere, almeno io parlo per il Veneto, partecipano poi a tutto, ovviamente non hanno diritto di voto sulle valutazioni di professionalità, ma partecipano, ascoltano e quindi poi possono anche riferire in maniera giustamente critica, sia in positiva che negativa.

Io mi preoccupo di più del peso che hanno i pubblici ministeri che valutano professionalmente i giudici, sulla base del fatto che abbiamo dato torto alla grande operazione del momento, arresti a raffica, della presenza incombente delle Direzioni distrettuali antimafia ovunque, anche in Regioni in cui la presenza della criminalità ha delle peculiarità del tutto differente, rispetto a quelle storiche di partenza e che costruiscono carriere più sugli esiti delle misure cautelari di un'indagine e non sul giudizio successivo del primo, del secondo grado e della Corte Suprema.
Io lo sento da molti giovani colleghi che sono con me e prima ho fatto tantissimi anni di dibattimento e quindi sento forse di più dai colleghi che sono al tribunale del riesame, non dico che siano terrorizzati, ma sono spesso spaventati dal fatto che nei Consigli giudiziari e poi al Consiglio superiore le valutazioni dei pubblici ministeri sulla loro carriera professionale hanno un peso specifico, indubitabilmente superiore a quello dei colleghi del giudicante. Per cui francamente la riforma non è stata coraggiosa sul punto riforma delle valutazioni di professionalità.

Condivido pienamente quello che diceva l’autorevolissimo collega Picardi sul fatto che possono esserci tanti sistemi di valutazione di professionalità, ognuno ha i suoi aspetti positivi e negativi. Personalmente non ritenevo sbagliatissima la riforma che è intervenuta nel 2016 sulle valutazioni di professionalità, anche degli incarichi semidirettivi, direttivi, come quella precedente sulla valutazione periodica di professionalità dei magistrati, sulla molteplicità di parametri, però i parametri devono essere quantificati.
50 parametri come si diceva prima di avere la magistratura tedesca per valutare la professionalità. Vanno bene, possiamo introdurre anche noi, anche 60, anche 70, però non tutti uguali. Perché cosa è stato il grave vulnus all effettivita della riforma del nostro Consiglio superiore? Aver introdotto una molteplicità di parametri per valutare i direttivi, tutti uguali tra di loro, per cui, in ogni caso, è la maggioranza del Consiglio che decide in un caso o nell'altro a quale dare preponderanza e a quale no, dovrebbero essere valutati in maniera aprioristica rispetto a una valutazione concreta ed a posteriori.
Questo lo può fare solo il legislatore, dovrebbero essere introdotti a livello di ordinamento giudiziario, non lasciati alla normazione secondaria del Consiglio superiore, perché altrimenti non se ne esce da quello che è lo strapotere delle correnti. Io non sono contrario, ve lo dico, al fatto che esistano le correnti della magistratura, come in tutte le realtà associative, avvocatura, ma anche la realtà politica italiana. Il Consiglio superiore è un organismo rappresentativo di autogoverno della magistratura, in cui sono rappresentati comunque i partiti politici, attraverso autorevolissime rappresentanti, in genere sono avvocati, oltre che professori universitari. Per cui è già un organismo di elevata amministrazione plurima e a partecipazione sicuramente variegata, non soltanto corporativa, che però ha un eccesso di potere nella autonormazione delle proprie procedure, che dovrebbe essere maggiormente temperato dal legislatore ordinario. Questo al momento, la riforma Cartabia non ha introdotto, non dubito che lo introdurrà livello parlamentare, speriamo di sì, visto che il Presidente del consiglio ci ha promesso che non verrà vulnerata da un voto di fiducia e quindi è una riforma migliorabile.

Il sistema elettorale è un sistema elettorale maggioritario temperato, è un sistema che vale comunque qualunque altro. Certo questo spinge al bipolarismo, ma il bipolarismo è una scelta tattica delle correnti. Sinora erano 4 – 5, con il sistema bipolare si accorperao e resteranno due orientamenti al massimo. Io personalmente preferirei il caro vecchio sistema proporzionale a liste contrapposte perché è quello che garantisce la rappresentatività ideologica un pò di tutti. Non mi scandalizzerebbe nemmeno il sorteggio, però dico ai colleghi, a cominciare dal mio amico Carlo Nordio di cui sono onorato di essere stato collaboratore, nei 5 anni della sua Commissione di riforma del codice penale ed è un grande fautore del sorteggio. Non cambia le cose, se non in senso ingiustizia successiva, perché con buona pace di chi si sente cane sciolto, l'80% dei magistrati italiani è comunque iscritto in una corrente, ha un suo orientamento ideologico di pensiero e inevitabilmente il sorteggio temperato come si vuole porterà, a caso, una serie di magistrati a far parte del Consiglio superiore. Questi magistrati apparterranno a qualche corrente e chi non appartiene a qualche corrente a quel punto farà la corrente dei non appartenenti, poi il sistema riprende normalmente il suo gioco con l'ingiustizia che è stato frutto di un caso, di un mero sorteggio. Quindi io preferisco allora il proporzionale, ognuno si voti i suoi e la rappresentanza è sicura, sennò questo maggioritario temperato per collegi territoriali garantisce un pò di corporativismo locale e un pò di coordinamento poi nazionale tra i corporativismi locali, per evitare eccessive discrasie tra una parte e l'altra del Paese. Non mi preoccupa la legge elettorale, vale come un'altra.

Io mi preoccupo di più, ripeto della riforma delle valutazioni di professionalità e della riforma dei criteri per la nomina dei direttivi e dei semi direttivi. Qualcuno i semi direttivi li vuole anche abolire, dicendo che basta il magistrato più anziano di una sezione per coordinare, poi un presidente del tribunale manageriale per governare tutto. Si, una cosa che si può fare benissimo. Tenete conto poi, oltretutto, che non c'è un incentivo economico per fare i direttivi in magistratura. A volte io sento in giro questa cosa che non la sanno gli addetti ai lavori. Ma un Presidente di tribunale non piglia 1 € di più del suo pari anziano che svolge funzioni prive di qualunque responsabilità ed è gravato da enormi responsabilità di coordinamento e di gestione dell'ufficio. Per cui in realtà non c'è tutta questa pressione nella carriera dei magistrati per andare a fare i direttivi e semidirettivi. Soltanto soddisfazione personale e rappresentatività, salva la carriera dei pubblici ministeri, dove invece la esposizione mediatica dei procuratori della Repubblica è diventata francamente eccessiva.

Separazione delle carriere. Io non la sostenevo fino a qualche anno fa, ma dopo si, quando ho visto i problemi sulla indipendenza interna dei magistrati giudicanti, rispetto ai pubblici ministeri. Non siamo in pochi a ritenere che una qualche forma di maggiore rigidità nella separazione delle funzioni sia necessaria, ci sono quelli che invocano la separazione delle carriere. Io il referendum l’ho sottoscritto, perché francamente ritengo che forse ai mali estremi, estremi rimedi, ma si può anche arrivare a una maggiore separazione delle funzioni, come in qualche modo la riforma Cartabia cerca di far fronte, limitando i passaggi dal giudicante al requirente e viceversa. È una soluzione. Forse non risolve i problemi, dovrebbe separare, secondo me gli organismi di valutazione professionale, ripeto, tra i giudici e pubblici ministeri. Come? Lo lasciamo fare al legislatore, perché io faccio il magistrato, non voglio fare il legislatore, anche se, a suo tempo negli anni 90 collaborai con il segretario della Commissione giustizia, per proporre una riforma elettorale che lui mi chiese in senso maggioritario (ed è più o meno il testo della riforma Cartabia attuale) che redigevamo in quell'occasione poi non se ne fece nulla e si passò ai sistemi bizzarri successivi, alla fine ha sempre scontentato tutti”.

  • Min. 1:11:00: Avv. Antonio Galletti (Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma, Presidente del Consiglio direttivo della fondazione Scuola forense V. E Orlando, Presidente del Consiglio direttivo della fondazione onlus dell'Ordine degli Avvocati di Roma, Presidente del Consiglio direttivo dell'ente di mediazione dell'Ordine degli Avvocati di Roma, Componente del Consiglio direttivo della scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università di Roma Tor Vergata (dal 2015), Componente del comitato scientifico dell'Istituto di studi giuridici regionali del Lazio A. C. Jemolo, dal 2012 è Consigliere dell'Ordine degli Avvocati di Roma e dal 2013 Consigliere Tesoriere), sulle proposte governative:

“La correttezza professionale, l'utilizzare un ufficio pubblico per le finalità proprie, l'interesse pubblico generale sono fatti anche della persona, cioè se uno viene eletto col sorteggio o attraverso un metodo correntizio se poi è una persona scorretta sarà scorretta lo stesso, quindi l'onestà la correttezza e la rettitudine in tutti i settori, compresa la magistratura, ma vale anche per noi avvocatura, è un fatto personale.

La politica può intervenire con dei correttivi per fare in modo che le persone scorrette siano in qualche modo penalizzate o comunque messe da parte e selezionare i migliori”.

“Qui a Roma nel Consiglio giudiziario ci sono 14 componenti magistrati, 4 avvocati, designati dal Consiglio Nazionale Forense, su indicazione degli Ordini e 2 professori universitari. Questo già rende evidente come gli avvocati difficilmente possono incidere ed a questo ci aggiungiamo che non è consentita la partecipazione all'intero del Consiglio giudiziario, ma soltanto a una parte, l'effetto pratico di questa partecipazione viene a scemare ancora di più e questo è contrario da tutti i canoni di buona amministrazione”.

“Oggi va di moda al termine “stakeholder” che sarebbero poi destinatari dell'azione amministrativa, coloro che sono in grado di giudicarne gli effetti. Ecco questo funziona dappertutto, tranne che nei Consigli giudiziari e relativamente alla valutazione dei magistrati dove gli stakeholder in realtà come documentato anche dal punto di vista matematico hanno poca influenza”.

(Avv. Antonio Galletti)

“Sicuramente c'era una necessità di un intervento legislativo su il tema dell'ordinamento giudiziario e questo è sotto gli occhi di tutti e riconosciuto da tutte le forze politiche e credo che sia un punto ampiamente condiviso anche dalla magistratura.

Il secondo punto è che il sistema così come articolato oggi comincia a non essere più gradito, non tanto da una parte della magistratura, dalla politica o dagli avvocati, ma comincia a non essere più credibile nei confronti dei cittadini. Penso per esempio ad alcuni istituti, alle cosiddette porte girevoli e quindi la possibilità di entrare e uscire dall'amministrazione. Il fatto che buona parte degli uffici di vertice del Ministero della giustizia siano occupati da magistrati. Il che non vuol dire che non ce ne debbano essere perché negli uffici legislativi e nei gabinetti dei vari ministeri ci sono magistrati ordinari, magistrati amministrativi, ma non in questa misura. Nemmeno lontanamente comparabile a quanti invece ne sono impiegati nel Ministero della Giustizia che non è uguale in nessun'altra amministrazione. Il Ministero dei lavori pubblici e non è occupato nei suoi gangli essenziali da ingegneri, il Ministero della salute non è occupato anche questo interamente da medici nei suoi ruoli apicali. Questa peculiarità esiste soltanto nel Ministero della giustizia, è sicuramente una stortura che va corretta.

Per quanto riguarda la riforma, io ho molta fiducia nei quesiti referendari che serviranno comunque ad aprire un dibattito, ora non sappiamo se l'esito sarà favorevole o meno, però certamente porteranno all'attenzione dell'opinione pubblica, da qui ai prossimi mesi, questi temi, che magari a noi addetti ai lavori avvocati o magistrati appassionano di più.

Per la riforma c'è anche da evidenziare che tanti governi hanno tentato di intervenire su questi temi così dedicati. Ma credo che se non ci riuscirà questo governo, sostenuto dalle forze politiche in maniera quasi plebiscitaria, perché sostanzialmente, tranne una forza politica, il governo ha l'appoggio dell'intero Parlamento, sarebbe veramente un peccato.

Questo non vuol dire che la riforma sia la migliore delle riforme possibile, ho sentito le critiche, molte le condivido, fermo restando che poi la correttezza professionale, l'utilizzare un ufficio pubblico per le finalità proprie, l'interesse pubblico generale sono fatti anche della persona, cioè se uno viene eletto col sorteggio o attraverso un metodo correntizio se poi è una persona scorretta sarà scorretta lo stesso, quindi l'onestà la correttezza e la rettitudine in tutti i settori, compresa la magistratura, ma vale anche per noi avvocatura, è un fatto personale.

La politica può intervenire con dei correttivi per fare in modo che le persone scorrette siano in qualche modo penalizzate o comunque messe da parte e selezionare i migliori.

Da questo punto di vista i criteri per l'assegnazione funzioni direttive quanto più sono oggettivi e tanto più o meno tanto meno si prestano ad interventi discrezionale e quindi anche alle storture. Questo lo dico anche avendo avuto occasione di difendere, magari diversi magistrati, a volte in quanto vincitori e quindi in quanto hanno subito ricorsi da parte di altri magistrati, a volte invece in quanto pretermessi rispetto a nomine eseguite dal Consiglio superiore.

Ora sentiamo i dibattiti televisivi, la vulgata è che bisognerebbe premiare il curriculum e l'attività, ma questo è evidente ed è molto banale. È ovvio che se si concorre, faccio un esempio per fare per il ruolo del presidente della Corte d'appello di Roma o per procuratore generale di Roma, piuttosto che di Catania o di Genova, normalmente tutti quelli che concorrono hanno un buon curriculum, non sono degli sprovveduti, quindi non è così semplice la selezione, c’è quindi la necessità di criteri, appunto che premino massimamente le capacità che queste persone possono avere, soprattutto nella direzione dei vari uffici. E da questo punto di vista, più i criteri sono stringenti, più sono oggettivi meno si prestano a sviamento e a casi di eccesso di potere.

Per quanto riguarda i Consigli giudiziari invece vi porto anche una testimonianza diretta, perché io ne ho fatto parte per un anno poi all'epoca ero già consigliere tesoriere dell'Ordine e quindi ho retto poco, nel senso che dopo un anno mi sono dimesso, perché non riuscivo a seguire bene tutto.

Però devo dire che, per esempio, qui a Roma la situazione vede 14 componenti magistrati, 4 avvocati designati dal Consiglio Nazionale Forense, su indicazione degli Ordini e 2 professori universitari. Questo già rende evidente come anche dal punto di vista numerico, quindi della matematica che, appunto per definizione non è un'opinione, è un fatto oggettivo, come l'apporto attuale dell'avvocatura sia un apporto, per carità di qualità, perché i colleghi che ne fanno parte dei Consigli giudiziari sono spesso tra i migliori colleghi che l'avvocatura riesce a esprimere, però difficilmente possono incidere.

Se a questo ci aggiungiamo anche la circostanza che è consentita la partecipazione all'intero del Consiglio giudiziario, ma soltanto a una parte di questo Consiglio giudiziario, l'effetto pratico di questa partecipazione viene a scemare ancora di più e questo è contrario da tutti i canoni di buona amministrazione.

Oggi va di moda al termine “stakeholder” che sarebbero poi destinatari del dell'azione amministrativa e coloro che sono in grado di giudicarne gli effetti. Ecco questo funziona dappertutto, tranne che nei Consigli giudiziari e relativamente alla valutazione dei magistrati dove gli stakeholder in realtà come documentato anche dal punto di vista matematico hanno poca influenza.

Da questo punto di vista la rivalutazione del ruolo dell'avvocatura all'interno dei Consigli giudiziari, nonostante si potesse fare molto di più, è comunque un passo avanti e va e va vista con favore.

E quindi io mi auspico che questo ministro, al quale almeno noi come avvocati abbiamo dato tutti fiducia, sia per formazione professionale, in quanto professore di diritto costituzionale, sia per il ruolo che ha avuto, presidente della Corte costituzionale, quindi un ministro con cui quando si parla di diritti, di libertà, di garanzia del contraddittorio, non sembra caduto dalla Luna, ma con tutto il rispetto ad alcuni predecessori, e credo che possa incidere.

Ovviamente i tempi non sono enormi e poi non è detto che la riforma che si può fare sia la migliore possibile, però certamente lo stato così com'era non poteva, non può andare avanti e questo lo dico anche perché la cosa che più mi ha intristito di tutta la vicenda, tra l'altro molto romana, che ha riguardato l'intercettazione, pubblicazione dei libri relativi al malfunzionamento del Consiglio superiore, è stata proprio questa spartizione correntizia, ma diciamo la spartizione furbesca, amicale, che spesso superava anche le correnti. Per cui dalle intercettazioni emergono magari telefonate in cui Tizio assicura Caio che lo avrebbe aiutato, dopodiché chiama Sempronio e gli dice, guarda ho sentito Caio gli ho detto che lo aiutavo, ma in realtà non me ne frega nulla, vediamo quest'altro, perché è più amico mio e se lo merita di più.

Quindi è proprio una miseria umana che esce fuori, che va al di là di qualunque considerazione politica, persone che tradiscono i loro stessi amici e li rassicurano e poi magari li pugnalano, salvo poi abbracciarli magari subito dopo, dicendo di aver fatto il possibile.

Questo è un fatto che, ripeto, riguarda le persone credo, più che le istituzioni e da questo punto di vista probabilmente il vaso è colmo e bisogna intervenire.

Spero che i referendum diano quello scossone del quale c'è necessità, se non ci riusciranno i referendum avremo comunque questa riforma che non è la migliore delle riforme possibili, però è un piccolo segnale e per quanto ci riguarda dà una responsabilità in più, rispetto alla quale dovremmo confrontarci”.